Bogotà

Il mio viaggio inizia a Bogotà, o meglio: inizia a Milano davanti ad una valigia che doveva essere solo un bagaglio a mano e che, a poco a poco, si è trasformata nel mostro che vedete qui accanto. Non tutto quello che vedete è partito, ma una buona parte sì. Temo di aver fatto un errore di valutazione, vedremo in futuro.....

martedì 19 agosto 2008:

Linate, Charles De Gaulle, El Dorado: eccomi in Colombia!

Bogotà mi è piaciuta fin dall'atterraggio: dall'alto ho visto paesaggi bucolici, campi coltivati, mucche, serre....la città sconclusionata era dall'altra parte dell'aereo!

Ho iniziato a girarla il giorno dopo, partendo da Piazza Bolivar (che vedete qui accanto) dove ho avuto la sgradita sorpresa di imbattermi in stuoli di piccioni!

 

Proseguo poi a passeggio nella Candelaria, che è il quartiere più antico di Bogotà, dove si possono incontrare miriadi di studenti colombiani, di bianco vestiti, venuti a visitare la capitale.

Vado a mangiare in un ristorante segnalato sulla guida, dove dovrei trovare le specialità del posto. Infatti le trovo e purtroppo le ordino: il mangiare di Bogotà è proprio scipito. L'ajiaco è una zuppa di pollo con dentro pannocchie, patate di vario tipo, servita con panna acida (perchè stantia, forse) e capperi (6 di numero). Il tutto totalmente in sapore. Il mio Maestro di Cucina mi ha insegnato a mangiare MOLTO meglio! (La sera confesso di essermi sbafata mezzo pollo arrosto con patatine fritte, una squisitezza).

Le strade sono piene di gente che offre chiamate locali sui loro cellulari, a 200 pesos il minuto (8 centesimi di euro). Ma siccome c'è sempre il rischio che il telefonatore prenda la fuga col cellulare, il padrone dell'aggeggio lo tiene legato con una lunga catena: il telefono al guinzaglio.

Bogotà ha questo di molto piacevole: nonostante sia già a 2600 metri, è circondata da montagne più alte. Così, ovunque uno sia, basta alzare gli occhi per vederle a due passi. E l'aria è fresca, di modo che gli odori non si sentono molto, anche se la sporcizia purtroppo c'è. Nel quartiere della Candelaria ho fatto fatica a trovare un cestino, in centro va un po' meglio. Quello che non va bene sono le abitudini dei colombiani, che nonostante parecchi richiami sui manifesti, continuano a buttare tutto dappertutto.

Andando verso il Museo Nacional, ad un tratto mi sono accorta che la strada era chiusa al traffico. Non mi meraviglio né mi chiedo perchè, di strade chiuse ne ho già incontrate varie: cavalletto, polizia , per passare a volte chiedono ai pedoni di aprire la borsa (vicino al Campidoglio), comunque nulla di strano, in un Paese che deve darsi da fare per diventare più sicuro. Scopro poco dopo la ragione, anzi le ragioni:

proprio come vedete nelle foto: prima un gruppetto di damine e cavalieri, poi una manifestazione studentesca, ad un centinaio di metri di distanza. Bè, non sono assolutamente riuscita a capire il nesso. Sul giornale del giorno dopo non una parola, di nessuna delle due esibizioni.

Se penso che sono passati solo quattro giorni da quando sono partita, mi prende un certo senso di vertigine.

Per strada si incontrano vari personaggi che offrono chiamate dal loro cellulare per 200 pesos al minuto (circa 8 centesimi). Ma siccome il telefonatore potrebbe scappare portandosi via il telefonino, gli apparecchi sono tenuti legati con una catena: il telefono al guinzaglio.

La cosa migliore per evitare acquisti sconsiderati è di partire con 20 kg di bagaglio. Non c'è posto per nient'altro in valigia. Oddio, non è che Bogotà offra particolari tentazioni: i prezzi degli articoli di lusso (scarpe, elettrodomestici, elettronica) sono praticamente quelli dei nostri Mediaworld e Top, più a buon mercato l'abbigliamento corrente. Costa poco mangiare, ma tanto si mangia male, quindi anche qui le spese sono limitate alla sopravvivenza

La metropolitana di Bogotà si chiama TransMilenio e non è una metropolitana. E' una linea di autobus doppi, molto puliti e con delle sospensioni ottime, che percorre le principali strade della città. Quasi sempre su corsie preferenziali. Le fermate sono sopraelevate, con le porte che si aprono automaticamente in corrispondenza delle porte degli autobus. E ogni autobus ha il suo posto assegnato per fermarsi. Il biglietto costa 1500 pesos, neanche molto di più dei 1100 che chiedono i Colectivos. I Colectivos sono spassosi, si prendono al volo e si scende al volo quando si vuole. Le macchine dietro non gradiscono molto queste continue soste, soprattutto quando fanno perdere un semaforo! L'unico problema è che devi sapere bene dove scendere, o almeno saperlo spiegare bene in spagnolo. Io non sono ancora brava in nessuna delle due cose e dopo essermi fatta camminate inutili ho ripiegato sul TransMilenio, molto più semplice.

CARTAGENA

Arrivo a Cartagena alle 10 del mattino e comincio a sudare....eppure è nuvolo! Clima tropicale, bisogna che mi abitui visto le destinazioni che ho scelto per questo viaggio. Certo che ci sono anche la meravigliose Ande, per fortuna.

A Cartagena mamma e Michel ci sono già stati, per un bel po' di tempo, e me l'hanno decantata. Il problema è che non mi hanno detto cosa c'è attorno alla città vecchia....grattacieli e grattacieli e casermoni!

Naturalmente, visto che ci vengo con un pacchetto all-inclusive, dove vado ad alloggiare? In un grattacielo! Che ha l'unico vantaggio di offrire (a caro prezzo) una connessione WI-FI. Ragion per cui sopporto tutto il resto...

Continuo a mangiare male, ma mi iscrivo ad un tour della città e ad una crociera alle islas del Rosario. Il tour mi spossa, ma era l'unico modo di mettere da parte tutto ciò che non ho più intenzione di vedere.

Al monastero della Popa vedo un bel panorama e mi faccio una foto con un simpaticissimo bradipo.

Alle isole del rosario vedo un po' di sole e tantissimi pesci, anche i delfini (all'oceanarium).

Botero non ha certo dovuto darsi molto da fare per trovare i suoi soggetti, la Colombia è piena di ciccioni.

 

 

 

 

E poi, finalmente, a spasso nella città vecchia, che è veramente una meraviglia!

A Cartagena non asciuga niente: il bucato fatto due giorni fa è ancora bagnato. A Cartagena, si bagna tutto: basta uscire a fare una passeggiata e dopo 5 minuti si è in un bagno di sudore. Le due cose convivono molto male.

In questo momento detesto mio fratello Michel: ho passato più di un'ora a camminare lungo la spiaggia, sotto un raro e cocentissimo sole, per cercare il venditore di tortillas con queso di cui mi ha parlato. Ho trovato venditori di tutto: mi hanno offerto collanine, braccialetti, fermagli per capelli (li ho corti, i capelli!), scarpe, parei, massaggi, medicine, bibite, frutta, ombrelli (!), vestiti, cappelli, perle (in offerta speciale), tour per ogni dove, ma di tortillas con queso manco parlarne. Arrivata al mio cinquantesimo sorriso e successivo"no gracias" sono rientrata in albergo, perchè temo che avrei ferocemente insultato il venditore seguente. E in fondo loro fanno il loro mestiere....

 

ZIPAQUIRA'

Zipaquirà è un paese ad una cinquantina di chilometri da Bogotà, per andarci bisogna prendere il transMilenio fino al capolinea del Portal Norte, cosa molto facile, e poi viene il bello. Si cerca un trasporto tipo privato, piccoli autobus o camioncini riadattati, ci si sale senza nessun biglietto e incomincia la giostra: essendo privato, il trasporto comincia a girare per le strade ed i mercati, con un ragazzino che si diverte un mondo a stare appeso alla porta urlando:"Zipà! Zipà!" e a scattare a caccia di clienti. Quando i passeggeri hanno riempito ogni sedile, si parte per Zipaquirà e si paga il biglietto.Ma non è finita: lungo la strada si raccattano altri passeggeri, che se ne stanno in piedi finchè qualcuno non scende (naturalmente non ci sono fermate, si scende quando e dove si vuole).In conclusione: un'ora e mezza per 50 km di ottime strade!

Sono andata a Zipaquirà perchè lì c'è una cattedrale scavata in una miniera di sale, una cattedrale immensa (può contenere 3800 persone, senza che soffochino!) scavata nella montagna di sale. E' qualcosa che fa impressione, pareti alte da 60 a 100 metri, navate di 120 metri di larghezza......con un'illuminazione molto intelligente,pessima per fare foto ma ottima per lasciarti la sensazione dell'essere sotto terra e nello stesso tempo farti vedere dove metti i piedi. Pensate che di giorno ci sono i turisti, la domenica celebrano la messa e di notte continuano a lavorare nella miniera di sale!

Mi rendo conto che queste mie annotazioni forse mancano di aspetti più turistici, non descrivo molti dei monumenti, chiese, musei ed altro che vado a visitare. Ma per tutto questo basta comprarsi una guida o un bel libro. O magari anche solo andarsi a vedere le fotografie che ho inserito nelle altre pagine. Queste sono note in pura libertà di una viaggiatrice un po' curiosa.