Con la posta di oggi mi e'
arrivata una cartolina da sogno: una spiaggia tropicale, sabbia
bianca, palme, acqua chiara...
Sul retro, scarabocchiato con grafia disordinata, un invito:
"Ti aspetto. Troverai il biglietto aereo al banco
dell'aeroporto. Ho tanta nostalgia di te, per favore,
vieni!" e la firma: Bianca.
Ah, Bianca! Da anni non so piu' nulla di lei.
Bianca si ricordava di me solo nei momenti in cui si ritrovava
con il morale sotto i piedi e i sentimenti a pezzi, sapeva
benissimo dei miei sentimenti nei suoi confronti, mai
corrisposti, eppure continuava a dirmi di considerarmi il suo
migliore amico.
Cosa avra' mai combinato questa volta ?
Quella cartolina mi dava l'idea di una tipica fuga da delusione
amorosa.
Forse un'altra storia d'amore finita nel nulla, questa mi
sembrava proprio una tipica situazione di fuga.
Comunque, il tempo qui era brutto, freddo, nebbia e da ieri anche
la neve...... cosa mi costava raggiungere il luogo descritto
dalla cartolina e Bianca? Dopotutto avevo lavorato sodo e una
vacanza me la meritavo..
Tolsi subito dai cassetti le magliette estive, gli slip da
spiaggia, le pinne, telefonai al capo per avvisarlo: "Ma
come, te ne vai cosi'? non puoi lasciarci in questo momento!
Abbiamo bisogno di te ..." al diavolo, chiusi la porta e mi
lasciai alle spalle tutti i miei problemi ...
Cercai anche le vecchie fotografie di lei,in momenti
lontani,felici, e guardai distrattamente la foto dove lei mi
abbracciava..quante avventure,amori,i ricordi mi avvolsero..
Al 27 di Corso Colombo,nel taxi bianco fermato al volo, l'autista
invertì il senso di marcia e in un batter d'occhio mi lasciò
all'incrocio davanti all'Agenzia "Angius"
Entro e prenoto il primo volo per Santo Domingo, era per
domattina alle sei da Roma, mi reco alla Centrale, entro al
Ristobar della stazione dove consumo uno spuntino veloce.Ero come
in trance, come se il mondo attorno a me non esistesse, la mia
idea fissa era lei, tutto attorno aveva un che d'irreale.
Controllai i documenti di viaggio e m'accorsi d'aver dimenticato
il passaporto, fortunatamente ero in vantaggio di due ore sulla
partenza del pendolino, ripresi un taxi e mi feci portare a casa
dicendo all'autista di attendermi, e a quel punto questi mi
disse: ancora lei? Era lo stesso di prima! Sarà il caso e salii
di corsa al secondo piano, aprii e presi il passaporto, ridiscesi
e via alla stazione, in tempo. Il treno si mosse, davanti a me un
grassone che continuava a fissarmi, al fianco una signora anziana
che leggeva un giallo, di fronte a questa un distinto signore in
doppiopetto.
Tralasciamo il resto delle peripezie di un viaggio che sembrava
urlare "Fermati!" ad ogni sballottamento del treno, ad
ogni sussulto degli aerei, tre diversi aerei, sempre piu'
piccoli....
Miracolosamente, l'ultimo atterraggio: eccomi a Santo Domingo!
Mi reco all'indirizzo che c'era sulla cartolina di Bianca, un
dignitoso albergo stile coloniale un poco alla periferia della
capitale, ed il portiere mi dice: "Benarrivato signore, la
stavamo aspettando. Abbiamo una camera prenotata per lei, e c'è
anche una busta a suo nome".
Seguo il boy, che mi apre la porta di una spaziosa camera con
vista sul lussureggiante giardino, mi sdraio sfinito sul letto ed
apro il secondo messaggio di Bianca....
Ma che scherzo e' questo ! Sul biglietto, scritto probabilmente
con il rossetto, c'è un numero di telefono. Chiedo al centralino
dell'albergo di chiamare subito quel numero. Passano pochi minuti
poi lo squillo, sento una lunga serie di chiamate senza
risposta,un'attesa interminabile, poi una voce metallica:
"Questa che vi risponde è una segreteria telefonica.
Lasciate il vostro nominativo e numero di telefono vi
richiameremo al più presto "
...la riflessione su cosa dovevo dire mi fece perdere tempo per
la risposta e dopo aver riagganciato pensai a cosa rispondere...
mandare tutto al diavolo? no dovevo assolutamente capire cosa
aveva in mente quella benedetta ragazza e perchè mi aveva fatto
arrivare fino ai Caraibi.
La stanchezza di un viaggio intrapreso all'improvviso cominciò a
farsi sentire, mi sdraiai sul letto ... un lontano trillo si fece
strada poco a poco nella mia coscienza; cos'era? Ma certo: il
telefono! ... balzai in piedi, sarà Bianca, dissi tra me e me;
afferrai la cornetta "Pronto! Dove sei? Sono appena
arrivato, vengo subito ...", una voce maschile mi interruppe
"Mi ascolti bene, nella piazza davanti all'albergo c'è una
macchina che l'aspetta; la prenda e si faccia portare ...",
"Ma come? E chi è lei? Voglio parlare con Bianca! ..."
"Niente domande, venga e saprà tutto ..."
Cosa dovevo fare? Questo era un rapimento! Avvisare la polizia?
Ma no, l'avrebbero uccisa ... Meglio assecondarli..saltai giù e
mi recai in portineria..mi sentivo spiato, seguito;attraversai la
porta e vidi subito una stranissima macchina...
Sembrava una di quelle vecchissime macchine di rappresentanza in
circolazione nella Russia sovietica 20 anni fa. Alla sua guida un
uomo in maglietta e bermuda con neri occhiali da sole e un grosso
sigaro cubano fra le labbra.
Mi guarda e con un cenno deciso mi invita a salire...beh'...più
che un invito sembrava un ordine perentorio! Cominciai ad avere
un po' di paura, ma ormai ero stato coinvolto mio malgrado in
questa storia. Salgo sulla macchina e senza nemmeno aspettare la
chiusura della portiera l'autista parte sgommando in direzione
sud dell'isola....
"E' arrivato giusto in tempo, adesso però dobbiamo correre
un po', ci
aspettano".
"In tempo per cosa mi scusi?"
"Per la cerimonia" disse.
"Cerimonia?" chiesi io.
"Sì cerimonia, mi scusi, il telefono" rispose.
Parlava agitatissimo in una lingua che non capivo, ogni tanto
sembrava aver finito quella interminabile telefonata e invece poi
riprendeva subito daccapo. Accidenti non ci stavo capendo niente,
cos'era sta cerimonia?
Poteva essere qualsiasi cosa: un funerale o peggio, un matrimonio
o che ne
so io.
Ad un tratto la sua faccia serissima, mi guardava dallo
specchietto nel mentre chiudeva il vetro di separazione tra la
mia postazione e la sua.
"Vaglielo a spiegare che non capisco niente di quello che
dice!".
..la macchina prese strade tortuose e scure,la polvere ci
avvolgeva,ed un rivolo di sudore mi colava lentamente dalla
fronte,ormai ero terrorizzato..poi sentii uno scoppio...l'autista
apri' la portiera e si diede,poco dignitosamente,alla fuga.
E poi un terzo ed un quarto scoppio. Un vento caldo soffiava
precisamente dalla zona delle esplosioni verso di me. L'aria era
intrisa di fumo e cenere.
Riaccesi il motore. Con una secca manovra ripresi la strada che
stavamo percorrendo, in senso contrario. Dietro di me una foresta
in fiamme. Davanti a me uno squarcio su una baia di S.Domingo.
Il mattino dopo, al mio risveglio nell'albergo stile coloniale,
non ero solo nella stanza...
un'ombra mi accarezzava, era lei,era in piedi alla finestra , ma
mi accorsi subito che non c'era nulla d'amichevole in
quell'atteggiamento, istintivamente cercai di ricompormi e mi
passai il palmo della mano sui capelli, mi alzai e il suo sguardo
tagliente si scontrò col mio, il cuore palpitava a cento all'ora
e quasi balbettando non mi venne nulla di meglio che dirle: ciao.
Ma chi sei tu! mi apostrofò e uscì dalla stanza sbattendo la
porta. Rimasi di sasso e ripensai alla Bianca che conoscevo non
molto tempo fa..........alla cara ragazza che era, prima che
qualcosa sconvolgesse la sua mente e la sua vita, evidentemente.
Bastarono poche domande al direttore dell'albergo, dopo una ben
chiara minaccia di coinvolgere l'interpol nella faccenda, per
venirne a capo: era tutta colpa della piuma rossa del pappagallo
verde! Quella stessa piuma che sto utilizzando per scrivere
queste note, in attesa che Bianca torni per uccidermi. Perche'
questo era lo scopo del mio viaggio, finalmente tutti i pezzetti
del puzzle sono andati al loro posto,che sciocco sono stato a non
aver capito subito che... aghhh...