Anni sono ormai trascorsi, migliaia di volti si sono sovrapposti a quello del guerriero tuareg che mi ha accompagnato nella difficile ricerca del mio spirito, ma appena chiudo gli occhi mi vedo ancora davanti i suoi, di un blu intenso, pieni di una grave dolcezza. Avevo deciso che l'unico modo per non farmi soffocare dal materialismo nel quale vivevo era la fuga. Certo, una decisione un po' vigliacca, ma avevo perso lo spirito, la volontà, ero diventato un burattino del quale altri tiravano i fili. Investii le mie ultime poche risorse di indipendenza e mi imbarcai per Gibilterra, poi il Marocco, via verso la catena dell'Atlante, arrivai nell'oasi di Ibn-ahil con il fisico a pezzi ma lo spirito in gestazione. Ricordo la strana sensazione che l'immensità del deserto che si estendeva fin dove l'occhio poteva arrivare, tutto attorno a quella piccola oasi, mi trasmetteva. Era ad un tempo un timore, nel rendersi conto del proprio essere infinitesimo posto di fronte all'universo, ma al contempo mi forniva l'idea della libertà. Così rigenerato mi sentivo di poter affrontare qualsiasi cosa nella vita; lì i miei limiti sembravano espandersi e diluirsi nell'ampiezza dell'universo. Ancora non capivo invece quanto anche neldeserto, anzi soprattutto nel deserto, l'uomo sia proprio un "animale sociale": per quanto cerchi la solitudine alla fine ha sempre bisogno degli altri uomini... Un giorno uscii, come ogni mattina, dalla casetta che avevo comprato e andai al mercato, come sempre per aspirare i suoi odori di gente. è incredibile quanto poche persone in un luogo perduto possano creare umanit à, semplicemente impegnati a vendere le loro povere cose. Camminando fra quelle piccole stradine sembrava di essere immersi in una dolcissima marmellata di persone. Così diversi e forse ancora così lontani da me ma tanto "appiccicosi" da farti sentire un tutt'uno con loro. Mi fermai vicino ad un carretto che vendeva frutta arrivata chissà da quale lontano paese e l'uomo mi porse subito un mango (UN MANGO?) da assaggiare. Aveva la pelle rinsecchita dal sole, l'espressione stanca di chi aveva camminato tutta la notte. Doveva avere circa trent'anni ma ne dimostrava sessanta: gli occhi scuri e le labbra erano contornate da mille piccole rughe che solcavano il suo viso come se fossero stati i canyon di una antica vallata. Nessuno, tranne me, si era avvicinato al suo povero banchetto ma lui non si preoccupava di questo e non faceva nulla per attirare l'attenzione dei possibili clienti... Più indietro, in una cesta alle sue spalle, posato lì con noncuranza, un libro dalla copertina rossa e gli angoli rinforzati in metallo, il titolo inciso in lettere dorate. Il suo aspetto consunto era accentuato dalla sabbia giallastra del deserto, che s'infiltra dappertutto, come un fiume lento e inarrestabile, come il tempo che sembra scorrere intorno a noi e invece ritorna sempre uguale a se stesso. Quel libro mi attirava irresistibilmente. Dalla mia posizione riuscivo a scorgere una parte del titolo: "....immoraliste", e una parte del nome dell'autore, Andrè G. .. l'uomo del banchetto mi fissò,con un profondo sguardo,come se cercasse una risposta dal mio essere,mi sentii attrarre da forze sconosciute,che mi risucchiavano..vertigini; mi svegliai in un bagno di sudore,e con profonda sorpresa,vidi un piccolo gruppo di persone che mi guardavano incuriosite, il banchetto non c'era più, ma in mano avevo il libro,e il titolo era.. .ma non era il titolo del libro....voltando le pagine infatti mi resi conto che ogni pagina di quel libro era in realtà una "copertina" e ognuna riportava un titolo diverso. Mi fermai su una 'Il gioco delle danzatricì e mi sentii risucchiare dentro un vortice, per ritrovarmi a vivere in un sogno...non trovo altri termini per definirlo...seduto su tanti cuscini profumati d'incenso a guardare, rapito, le danzatrici del ventre. Una in particolare, mi venne incontro con i suoi fianchi che ondeggiavano e quei veli e quei tanti ciondolini luccicanti. La guardai negli occhi, lei mi guardava dentro l'anima e mi abbandonai al suono ...di quei ciondolini.... E nuovamente, come in un assurdo gioco di viaggi inter-temporali, dentro o fuori dalla mia coscienza, questo non era chiaro, mi svegliai nuovamente madido di sudore. Questa volta prima di guardare nuovamente quel libro, ci avrei pensato due volte. Mi alzai. A fatica recuperai la strada dell'albergo e mi misi in cammino rimuginando sul da farsi. Tornato nella mia stanza mi distesi sul letto e mi addormentai. Un violento percuotere di nocche sulla porta mi fece sobbalzare. Era sera. Forse la sera più soave che mai l'universo potesse produrre. Il cielo intensamente blu mi sorprese con la sua impetuosità. Il fresco vento accarezzava il pavimento. Di nuovo le violente percussioni alla porta. Mi alzai per andare ad aprire. Una donna dal viso coperto. Due servitori dal viso coperto. Blu. Erano tutti vestiti di blu. La sera era blu. Gli occhi della donna però erano marroni. Lei fece un cenno agli uomini perchè ci lasciassero soli, poi entrò scivolando nell'ombra come un fruscio, accompagnata da un profumo intenso ed inebriante, nascosta dietro al mistero della sua espressione enigmatica. Né seria né sorridente, ma così incantevole da togliermi il fiato, in un sussegursi di movimenti aggraziati che la portarono ad accucciarsi accanto a me. Mi ha guardato negli occhi con quell'intensità che non ammette repliche. Non ho potuto togliere lo sguardo, anche se avrei voluto nascondermi per la confusione, per lo stupore, per l'imbarazzo. Restai lì, in un momento senza tempo, non sapendo che fare. La realtà stava perdendo qualcosa del suo essere reale, il tempo qualcosa del suo trascorrere, lo spazio della sua tangibilità. Lei disse, con la massima calma: "sono qui, sono con te, dietro di te e davanti a te; ciò che è stato sarà." e aggiunse: "sei molto fortunato, perchè hai potuto fermarti un momento a pensare; se risolvi questo enigma la tua vita potrà cambiare". Un brivido mi percorse la schiena come una gelida mano dalla prima all'ultima vertebra. Chi è questa donna dal colore della notte che entra così violentemente nella mia vita. Solo un attimo, mi risveglio dal gelido torpore e lei è sparita. Nella stanza solo il suo profumo a convincermi che non era un sogno ma qualcosa di reale. Le sue parole girano vorticose nella mia testa: "sono qui, dietro di te e davanti a te....", non riesco a pensare, sono stordito.....e quel profumo...così intenso....che mi avvolge....che mi..... Bussano alla porta.........ora penso ad altro! Ribussano: era il fattorino dell'albergo....telegramma Signore. Apro e faccio il cambio, telegramma contro mancia. Era mia madre che con urgenza mi chiedeva di rientrare. Rimasi perplesso, lei era li, ci abbracciammo.....ma ormai l'atmosfera non concedeva cose intime. Così mi ritrovai su quel charter scassato che mi riportava a casa. Lei era rimasta la con i miei desideri e parte di me. Come un'automa seduto su quell'aereo scricchiolante quasi assopito mentre la hostess faceva il giro delle colazioni. Mancava ancora uno scalo tecnico e altre sei ore prima di mettere piede la prima volta per me nel nuovo scalo