Quel nuovo
appartamento,noi, un letto e qualcos'altro. Una storia troppo
facile.
Arrivò quell'aria di vigilia, mi aspettava un compleanno a
sorpresa.
Vecchie storie di partenze, per giungere puntuale alla sagra dei
sospiri.Ma forse lo sapevo già..
Ed ora dopo quattro anni di ricordi mai abbastanza sbiaditi,
questo tuo messaggio nella mia segreteria telefonica.
"Ciao ti ricordi di me? Chiamami, ti aspetto"
.... e Tu, solo adesso Ti ricordi di me ?????? ........
Non ci posso credere, mi riassale la vecchia allergia:ti ricordi
le crisi di asma che mi provocava il pelo di quel tuo
dannatissimo siamese, con il suo viziaccio di raggomitolarsi in
fondo al nostro letto? Ebbene, sembra che la bestiaccia abbia
affinato il suo potere, adesso passa anche attraverso le
segreterie telefoniche!
Ed eccomi al pronto soccorso, ed eccomi in reparto: "La
tratteniamo per una notte, per precauzione".
Già, ma domani è il mio compleanno!
Bel modo di passare il compleanno davvero !!!
Mi sono ritrovato con tutti gli amici, regali e torta alla mano,
che circondavano il mio capezzale, letto numero 459, corsia A
terzo piano del Policlinico, sezione allergie.
Fin qui il lato comico della faccenda che comunque rischiava di
concludersi con le mie dimissioni dall'ospedale e una cena in
pizzeria.
Senonche', a poche ore dalla libera uscita, un altro
inconveniente ben piu'grave stava in agguato.
Eccoti lì, sulla soglia della camera, con la solita aria di chi
crede di avere il mondo in pugno. "Non ce la facevo più ad
aspettare" esclami, recitando la tua solita parte "Tua
madre mi ha detto che eri qui". Avevo ormai rimosso il tuo
volto, assieme a tutti gli altri tuoi ricordi, dalla mia memoria.
Ecco che, a poco a poco, tutto riaffiora dal mio subconscio, come
i taglienti scogli, prima sommersi, affiorano per la bassa marea.
Mi sembra di sentire il buon profumo che usavi che, unito
all'odore della tua pelle, mi aveva spinto tra le tue braccia.
No, non dovevi venire; ero quasi riuscito a dimenticarti.
..cosa potevo fare ormai? cercai di annullare quel momento,come
se fosse un brutto sogno,passandomi la mano davanti agli
occhi..terribile! vidi il tuo anello che mi avevi
regalato,brillare come non mai..
E fu in quel momento che mi venne l'idea: e se fosse magico? e se
bastasse strofinarlo con occhi chiusi alla realta' e fede nella
magia per far avverare un desiderio?Proviamoci: sgrat sgrat struf
, baruf baruf, voglio andare in un posto senza gatti, senza ex,
senza guai...........
Riapro gli occhi: Marte!!!!!
Ma che scherzi sono questi, ma dai è tutto un sogno dicevo fra
me e me, poi io ai miracoli o alle magie non ci ho creduto mai.
Ritornai a sfregarmi gli occhi e tornai al presente, la camera a
due letti dell'Ospedale occupata da me solo alla vigilia di una
festa. Arrivò l'infermiera con il carrello delle terapie, prese
la scatolina rossa con su scritto 24b, era il mio numero di
letto, mi disse: si giri, mi sentii massaggiare il fondoschiena,
una sensazione di calore, con mano professionalmente leggera mi
aveva fatto un'iniezione. Guardai l'orologio, erano le sedici e
cinque. Nel corridoio il cicaleccio del personale, qualche TV
troppo alta di volume, il passo cadenzato dei medici che con il
primario fanno l'ultima visita. Quando toccò a me, il Dott. Gay,
quello col pizzetto prese in mano la tabella delle temperature
con il grafico, la Dott.ssa Elvira tolse dalla cartella che mi
riguardava un foglio, lo passò al primario che lo firmò, poi mi
disse: lei può andare a casa.
Evviva! Finalmente a casa mia! Non mi ero mai reso conto di
essere tanto affezionato a quell'appartamentino un po' squallido.
Mi stravaccai sul divano, fregandomene altamente dei quindici
messaggi sulla segreteria (tutta gente che voleva farmi gli
auguri, di sicuro) e bevvi con la massima calma una bibita
fresca. Ah! Che piacere!!
Ma, si sa, tutte le cose belle finiscono prima o poi. Avrei
preferito poi.
All'improvviso una mano schiacciò con la masssima violenza,
molte volte, il pulsante del campanello. Ingoiai una buona decina
d'improperi e andai ad aprire la porta. Effettivamente non so se
era la bibita da me appena sorbita o la sbronza di farmaci che mi
avevano propinato i medici del Policlinico, ma un ometto di bassa
statura con le orecchie e il naso a trombetta si presentò a me,
cordialmente con un gatto siamese in mano.
Non avevo dubbi sulla sua provenienza marziana, ma il gatto?
Cominciò a parlare, il gatto, di questioni di politica
interplanetaria nel decennio 2097-2106 e malgrado il suo pessimo
alito, si faceva capire. L'ometto mi vide perplesso, mi disse che
normalmente non effettuano trasferimenti temporali di così ampia
portata, ma nel mio caso, essendo io il prodotto di un dosso
spazio-temporale della coscienza storica dell'umanità, risultavo
come l'unico in grado di risolvere la questione.
-Quale questione?- dissi disorientato.
Una bionda vestita da medico comparve da sotto il tappeto con una
segreteria telefonica ed un cellulare. Accese la segreteria
telefonica e cominciammo ad ascoltare i messaggi... Fuori intanto
faceva giorno e astromobili sorvolavano gioiosamente la mia casa,
ve n'erano di tutti i colori, a forma di gatto, di medici, di
segreterie telefoniche, alcune blu, altre celesti, tutto
stranamente intonato con gli occhi della dottoressa che intanto
si era seduta al mio fianco.
-Biiiiiip, ciao, sono io, Linda, è successo un casino,
richiamami subito! tu, tu,tu,tu
-Biiiiiip, ciao Mariano, oggi una bionda spaventosa e un omino
col naso a trombetta, aaaaaahh!!!!, tu,tu,tu,tu,
-Biiiiiip, Mariano, scusa per l'altra sera, ma è successo
qualcosa di molto strano mentre facevo yoga sul tappeto di casa
mia.....
.....tutto incominciò a vorticare intorno a me,la segreteria,i gatti , il tappeto mi sentii portare lontano lontano, e una vocina strana mi disse: ma non hai ancora capito?.. Sì... non avevo ancora capito nulla di me stesso e del mondo... mi sembrava di ricordare le parole di mia madre. Poi, all'improvviso, come un velo che si squarcia, spalancai gli occhi e mi ritrovai a fissare una luce intensissima. Come se quattro soli - magari cinque, un'allegra famigliola d'astri - avessero deciso di fare una festicciola proprio davanti al mio naso. Che allegria! Quando mi resi conto che era tutto un sogno ci rimasi male, mi risvegliai con l'amaro in bocca e tutto in un bagno di sudore, toccai il cuscino accanto: era ancora caldo e sentii Mara che si faceva la doccia. Erano le sette di una mattinata di novembre e stava albeggiando. Mi alzai e misi il caffè sul fuoco, diedi da mangiare a Pirillo, il gatto soriano che reclamava il suo vitto. Mara si mise a ridere nell'ascoltare il racconto, ma io non riuscivo ancora a credere di non aver vissuto quell'avventura! Uscimmo assieme verso le otto e lei prese il pullman 41 che la portava in ufficio. Salii in auto e percorsi quel tragitto a me abituale come se fossi in trance senza ricordare semafori o incroci. Eppure se ero arrivato fin qui li avevo percorsi quei quindici km abituali di strade trafficate e code. Osservai l'orologio, segnava le otto e trenta, allora nei tempi ci stavo e mi rassegnai a trascorrere un'altra giornata in quel posto da incubo.